Lo straniero deve richiedere il rinnovo del permesso di soggiorno anche quando è in stato detentivo – Non invocabilità dell’esimente della “forza maggiore”

UFFICIO DEL GIUDICE DI PACE DI BARI
IL GIUDICE DI PACE
letto il ricorso depositato dall'avv. M. T. nell'interesse di S. S., nato in T. S. (India) il 01.04.1980, avverso il decreto di espulsione dal territorio nazionale cat.A.11/2010 n.07/10, emesso dal Prefetto della Provincia di Bari in data 13.11.2010 e notificato dalla Questura di Bari in pari data (con accompagnamento alla frontiera), nonché avverso il decreto del Questore della Provincia di Bari, sempre del 13.11.2010;
rilevato che il ricorrente, pur riconoscendo di non aver ottemperato, entro i termini di legge, alla richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno, invoca l'esimente della "forza maggiore";
rilevato, altresi, che S. S. eccepisce inoltre l'invalidità del decreto di espulsione per, carenza di requisiti indispensabili;
preso atto che il delegato del Prefetto della Provincia di Bari ha contestato ogni avverso dedotto dalla difesa del ricorrente, insistendo nel rigetto del ricorso non soltanto per la mancanza dei requisiti previsti per la permanenza sul territorio nazionale del cittadino straniero, ma anche per l'esistenza di un elemento ostativo al rinnovo del p.s., costituito -nella specie- da una condanna per il reato di violenza sessuale;
considerato che l'art.5, 4° comma del D. Lgs. N.268/1998 stabilisce che: " il rinnovo del permesso di soggiorno è richiesto dallo straniero al Questore della Provincia cui dimora, almeno 60 giorni prima della scadenza..".
TANTO PREMESSO
Si osserva:
l'art. 13, comma 2° lett.b) del D. L.gs 25 luglio 1998 n.286 (trattenimento illegale nel territorio dello Stato) comporta l'emissione del decreto di espulsione con carattere di automaticità e con esclusione di qualsivoglia potere discrezionale da parte del Prefetto, di talché il mancato assolvimento dell'onere imposto dal predetto articolo (ad eccezione delle ipotesi di forza maggiore) determina le condizioni per procedere alla emanazione del provvedimento di espulsione.
Il provvedimento impugnato, pertanto, si rileva corretto e conforme alla legge vigente, in quanto il fatto invocato dal ricorrente, laddove precisa di aver fatto richiesta, durante lo stato di detenzione presso la struttura carceraria, di inoltro della domanda per il rinnovo del permesso e di aver appreso dal personale carcerario che mancava la necessaria modulistica e che avrebbe potuto, comunque, rinnovare il suo permesso all'atto della scarcerazione, non soltanto non é provato, ma non può costituire l'esimente della "forza maggiore".
Ed invero non può condividersi la tesi difensiva del S. tesa a dimostrare l' esistenza della scriminante della forza maggiore poiché il ricorrente sarebbe stato, da un lato , fuorviato dalla risposta degli agenti e, dall'altro, impossibilitato a richiedere il rinnovo del permesso perché ristretto in carcere, posto che, come é noto, la costante giurisprudenza in merito, ha più volte affermato il principio secondo cui: "in tema di disciplina dell'immigrazione, la causa di forza maggiore che, ai sensi del D. Lgs. n.266/2998, art. 13, coma 2 lett.b), giustifica il ritardo, rispetto al prescritto termine perentorio, nella richiesta di permesso di soggiorno, sussiste quando l'atto dovuto non venga compiuto dallo straniero a causa di una forza esterna al suo volere che abbia irresistibilmente influito sulla sua possibilità di agire, escludendola totalmente, il che non è ravvisabile nello stato di detenzione di per sé solo, perché questo, pur limitando il detenuto della sua possibilità di movimento, non esclude che egli possa, tramite la direzione dell'istituto di pena, inviare istanze o richieste" (cfr. da ultimo, Cass.21554 del 20.10.2010).
Tale tesi è stata sempre sostenuta dalla Suprema Corte sin dalle sentenze dell'anno 2004, laddove è stato affermato il principio che: "lo straniero aveva la possibilità di richiedere il rinnovo del permesso di soggiorno attivando a tal fine privati o istituzioni pubbliche che collaborano alla sua rieducazione, quali il centro servizi sociali per adulti presso l'amministrazione penitenziaria, sicché è da escludere che lo stato di detenzione integri una situazione di forza maggiore tale da giustificare il mancato rispetto del termine perentorio prescritto dal D. Lgs n.286/96" (cfr. Cass. n.2236/2004 e Cass. n.10568/2004).
P.Q.M.
rigetta il ricorso e, per l'effetto, 1) conferma i. provvedimenti impugnati da S. S., nato in T. B. (India) il 01.04.1980, con ricorso del 17.11.2010; 2) compensa le spese di giudizio.
Manda alla Cancelleria per le comunicazioni di rito alle parti interessate.
Bari, 23.02.2011
Il Giudice di Pace Avv. Maria Marcantonio

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